I vulcani siciliani
A causa della sua posizione, a cavallo delle due importanti placche tettoniche, la Sicilia e le isole circostanti sono interessate da un’intensa attività vulcanica. I vulcani siciliani più importanti sono: Etna, Stromboli e Vulcano.
Essi hanno la singolarità di appartenere a tre tipologie differenti: eruzioni di lave basaltiche intervallate a periodi di calma il primo; eruzioni continue, e fontane di lava, il secondo, le cui caratteristiche sono state prese come modello tipologico dagli scienziati del settore, che hanno coniato il termine tipo stromboliano per designare le attività similari dei vulcani terrestri; infine di tipo esplosivo o pliniano il terzo, caratterizzato da lunghi periodi di apparente calma ed eruzioni violente.
Tra i vulcani siciliani si considerano inoltre quello sottomarino Empedocle, attivo e situato nella zona del Canale di Sicilia oggi denominata “Banco di Graham”, la cui attività eruttiva nel XIX secolo portò alla comparsa e successiva scomparsa dell’effimera Isola Ferdinandea, e quello al largo di Riposto, scoperto nel 2009 dai ricercatori della facoltà di Scienze geologiche dell’Università di Catania. Esso si troverebbe ad 80 metri di profondità, in un tratto di mare tra i paesi di Riposto e Acicastello; strutturalmente ricorda le linee dell’Etna, con uno sprofondamento che a partire dai 500 metri sotto il livello del mare continua ad inabissarsi fino ai 2500 metri di profondità. Il diametro massimo della caldera sommersa è di 20 chilometri: a paragone l’attuale Valle del Bove dell’Etna è di soli 7 chilometri.
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